TORX Trail Running Races 6-15 Settembre 2024

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Gisella Zuccarotto

Consapevolezza e divertimento
 
Chi tra i runner non ha mai avuto problemi di quella maledetta ‘bandelletta’, alzi la mano. A Gisella Zuccarotto (ultima nella lista dei partecipanti al Tor, ma solo per colpa dell’ordine alfabetico), questo acciacco è costato praticamente tre mesi di fermo e soprattutto un arrovellamento mentale: “Ce la farò o meno a partecipare al Tor 2014?”. Ce la farà. 
Dopo le visite finali ha ripreso gli allenamenti, nonostante un agosto piovoso, e sarà al via con la grinta e la voglia di godersela che la contraddistinguono. Dai racconti delle sue esperienze sportive sarà probabilmente un avvio un po’ macchinoso, ma poi, dopo pochi istanti, tutto filerà liscio. “Ho sempre i primi dieci minuti d’incertezza”, spiega questa determinata signora siciliana dall’accento bergamasco, un figlio diciannovenne e due levrieri. “Come quando poco tempo fa ho fatto la traversata a nuoto del lago d’Iseo, tre stupidi chilometri che avevo già più volte affrontato…”. “Poi”, continua, “la mia testa, che è un po’ come il motore di un diesel, si mette a girare bene e allora vado avanti fino alla fine”.
 
Il Tor che esperienza sarà? 
 
Un’esperienza da viaggiatrice, da esploratrice delle alte vie. Un confronto con le persone intorno e con i miei limiti. Senza star troppo a filosofeggiare su quest’ultimo argomento: so bene dove fin dove posso arrivare e magari proverò a spingermi un po’ più in là, se le condizioni lo permetteranno. Ma senza forzare, sempre con la consapevolezza di quel che sto facendo”.
 
E gli imprevisti?
 
“Beh, essendo tali, non si possono prevedere. Comunque si possono individuare già le loro origini: maltempo, alimentazione, terreno su cui mettere i piedi… quindi se ti alleni anche su queste cose gli imprevisti diventano un po’ meno imprevisti e comunque se capitano sai come affrontarli. L’importante è non essere sprovveduti, usare il buonsenso”.
 
Gisella e la corsa.
 
“Ci siamo incontrati tardi, verso i trent’anni. C’era uno che mi piaceva. Correva e io dovevo per forza inseguirlo. La corsa è una cosa che mi far star bene e mi diverte, anche nelle situazioni agonistiche meno… interessanti. All’UltraTrail delle Orobie, per esempio, ero ultima, in compagnia dalla ‘scopa’. Cantavamo che era una meraviglia”. 
 
Gli allenamenti…
 
Punto dolente. Nel senso che non sono una di montagna, mi devo appoggiare spesso ad altri, anche se poi il più delle volte mi arrangio da sola. Ho provato ad andare con amici e altri del mio gruppo sportivo, ma molti sono, per il mio standard, quasi tutti stradisti e soprattutto agonisti. Si parte insieme ma dopo un po’ se ne vanno, ciao. Tempo fa eravamo partiti in tre da Ponteranica, praticamente da Bergamo per andare fino in Trentino sui sentieri. Così, per far due passi… All’inizio tutti allegri, dopo un paio di giorni era già diventata praticamente una gara e non mi sono più divertita… Sono io che non ho lo spirito giusto o loro? Comunque mi sono convinta di una cosa: che anche far da sé non è male. A conti fatti l’uomo (e la donna) più forte è quello che più resiste da solo”.
 
Consigli pratici ultimamente ricevuti?
 
“Da un mio amico fortissimo nei trail che mi dice: armati di testa, di spirito d’avventura e di solidarietà verso gli altri e parti. Non devi vincere, devi arrivare. Perciò se sei stanca ti fermi, se hai fame mangia. Occhio ai cancelli orari ma non farti condizionare dal cronometro lungo la strada”.
 
Perciò?
 
“Perciò parto a testa bassa e cerco di raggiungere il mio obiettivo. Ho sempre fatto così e ha sempre funzionato”.
 
Benissimo Gisella, tempo e spazio scaduti; ci vediamo allora alla partenza.
 
“Alla partenza ci si vede tutti; io preferirei vederti all’arrivo. Perché vuol dire che sarò arrivata davvero fino in fondo”.
 
Franco Faggiani

Aggiornato: Gio, 28/08/2014 - 18:38